I PENDOLARI E I TRENI IN RITARDO
Viaggiatori di serie B
«Mi fa male al cuore offrire un servi zio non adeguato ai pendo lari », ha confessato l’attua le presidente delle Ferro vie Innocenzo Cipolletta. Certamente non il primo a cospargersi il capo di cene re per i disagi inflitti a chi tutte le mattine prende il treno per andare al lavoro. «Sappiamo che abbiamo un debito con loro», aveva ammesso quattro anni fa il suo predecessore Elio Cata nia. Ma già nel 1997 Gian carlo Cimoli chiedeva pub blicamente «scusa ai pas seggeri ». Promettendo al meno «l’aria condizionata in tutti i vagoni dei pendo lari ». Anche se poi l’aria condizionata in «tutti» i vagoni non è mai arrivata.
E i politici? Perfino inuti le elencare le promesse, tante sono state. Ma «viag giare su treni confortevoli, senza sovraffollamento e con il rispetto degli orari», per usare le parole dell’ex ministro Alessandro Bian chi, è sempre stata un’illu sione. Nel 1993 l’allora tito lare del dicastero dei Tra sporti, Raffaele Costa, al meno ci mise la faccia. Salì su un treno di pendolari a Santhià e ne scese a Nova ra con i capelli dritti: «Su questo problema dovremo intervenire». Ma non ne ebbe l’occasione. Dodici anni dopo ci provò anche il governatore della Lom bardia, Roberto Formigo ni. Appena messo il piede nel vagone alla stazione di Legnano fu accolto da una salva di commenti ironici: «Oggi c’è Formigoni e il treno ha soltanto cinque minuti di ritardo...».
Ma neanche le iniziative più temerarie hanno smos so le acque. I pendolari bloccavano i binari per pro testa a metà degli anni Set tanta e i loro figli oggi fan no lo stesso. Soltanto, più organizzati. Ora hanno un Coordinamento che con la Federconsumatori ha sfor nato una specie di «Libro nero» sulle magagne ferro viarie. A cominciare dai ri tardi. Ogni viaggiatore «abituale» ne accumule rebbe mediamente 100 ore l’anno. E se nel 1980 si an dava da Torino a Milano in un’ora e mezzo, il Coordinamento dice che oggi ci vuole almeno un quarto d’ora in più.
Va detto che non si può caricare la croce tutta sulle spalle delle Fs e delle azien de di trasporto. L’Italia sconta ritardi storici della politica, accumulati per to tale assenza di strategia. In tendiamoci: non che in questi ultimi due decenni i governi di turno abbiano lesinato i quattrini. Il fatto è che tutte le energie sono state assorbite dal proget to, anche mediaticamente molto redditizio, dell’alta velocità. Con il risultato che oggi l’Italia, finalmen te, ha un treno in grado di fare concorrenza all’aereo fra Milano e Roma. Ma con tinua ad avere le Regioni del Nord intrappolate tutti i giorni nella morsa del traffico automobilistico an che perché i collegamenti ferroviari sono quello che sono. Inefficienti, disage voli e anelastici: con carroz ze a turno deserte o strapie ne senza che si sia trovato il modo di far viaggiare tre ni più lunghi o più corti quando serve. E non parlia mo di una zona depressa, ma dell’area più ricca e svi luppata d’Europa.
Viene quasi l’idea che i nostri politici non abbiano mai preso un treno. Oppu re non siano mai stati in Francia o Germania. Ma è netta anche la sensazione che la cultura ferroviaria non abbia ancora accettato del tutto il principio che i binari servono per traspor tare persone o merci. E non per far comunque cir colare i treni.
Sergio Rizzo corriere.it
16 giugno 2009
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