Tratto da corriere.it del 9 Maggio 2010
STRESS, E MALESSERI PER CHI VIAGGIA QUOTIDIANAMENTE VERSO IL POSTO DI LAVORO
Il rimedio? Non trascorrere il tempo casa-ufficio come degli «zombi»
MILANO - Come se non bastassero treni sporchi, autobus in ritardo e code chilometriche, sui pendolari potrebbero pesare ben altre preoccupazioni: stando alle stime di una recente ricerca inglese, i pendolari dei dintorni di Londra vivono in media un paio d'anni in meno rispetto a chi impiega al massimo una ventina di minuti per arrivare in ufficio.
«AMNESIA DA PENDOLARE» - E il motivo forse è tutto nelle conclusioni di uno studio di David Lewis, dell'International Stress Management Association, secondo cui i pendolari sono più stressati dei piloti di guerra e dei poliziotti antisommossa: la sensazione di impotenza e la frustrazione generata dall'essere in balia di coincidenze e traffico impazzito, ma con orari da rispettare, porta a sviluppare ansia, stress e quella che Lewis chiama "amnesia del pendolare". Di fatto, il tempo casa-ufficio si vive come zombi, cancellando dalla mente quel che succede. Salvo poi scoppiare in crisi d'ira al minimo intoppo, con sbalzi di pressione e rischio d'infarto in agguato. Certo, non tutti i 13 milioni di pendolari italiani sono condannati allo stress cronico. «Se la scelta del pendolarismo è vissuta come un obbligo, è più probabile vivere in perenne conflitto interiore fra dove si è e dove si vorrebbe essere, senza saper più riconoscere qual è il luogo d'appartenenza: la casa, dove si va quasi solo per dormire, l'ufficio o il mezzo su cui si trascorre tanto tempo ogni giorno — osserva Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell'Università di Chieti —. Le donne sono più esposte allo stress da pendolarismo, perché spesso vivono peggio la lontananza da casa; più a rischio anche chi ha una personalità vulnerabile ed è meno capace di adattarsi al disagio psicologico della trasferta forzata. Che porta molti a sviluppare aggressività e conflittualità nel rapporto coi familiari». Succede perché il tempo libero e per i rapporti sociali è sempre più risicato.
I DISTURBI - Tanto che diminuisce pure la creatività e qualcuno cade in depressione. «Tutta colpa della tensione continua: il pendolare non "stacca" mai, prima, durante e dopo il lavoro — commenta Maria Grazia Cassitto, della Clinica del Lavoro dell'Università di Milano —. Le conseguenze sulla salute sono quelle tipiche dello stress cronico: i primi campanelli d'allarme sono i disturbi del sonno e dell'appetito». A questi si aggiungono disturbi psicosomatici vari, dal mal di testa alle difficoltà di digestione. E non basta: secondo uno studio uscito da poco su Epidemiology and Infection, condotto su circa 400 pendolari londinesi, in un caso su tre sulle mani di chi si sposta in autobus o in treno fra casa e ufficio si trovano batteri fecali. «Se il mezzo di trasporto non è la propria auto, il contatto ravvicinato con gli altri aumenta il rischio di malattie infettive — conferma Cassitto —. Lo stress cronico, poi, indebolisce le difese immunitarie, facilitando ancor di più la comparsa di disturbi lievi, ma persistenti. Così non è raro che i pendolari abbiano cistiti frequenti, tossi che non passano, raffreddori cronici». In che modo ridurre i guai da pendolarismo? «Chi ha un impiego che lo consente, potrebbe chiedere di lavorare almeno in parte da casa, o cambiare gli orari per non fare il tragitto nell'ora di punta — dice Giuseppe Abbritti, direttore della Scuola di specializzazione in medicina del lavoro dell'Università di Perugia —. Poi, si può cercare di rendere piacevole la trasferta: in auto ascoltando un po' di musica, profumando l'ambiente, o magari provando un itinerario diverso. In bus o in treno, leggendo. Certo, è impossibile farlo se si viaggia su mezzi scomodi o affollati». In questi casi non viene nemmeno voglia di provare coi respiri profondi, che aiuterebbero a ridurre la tensione. Si può tentare allora di mettere in pratica il consiglio dello psichiatra: «Dedichiamo il tempo del viaggio alla riflessione personale, per guardare dentro noi stessi e magari rivalutare i benefici di cui godiamo grazie al lavoro — dice Di Giannantonio —. Infine, è sempre opportuno spezzare appena possibile la routine, approfittando di fine settimana o permessi: aiutano a recuperare le energie rubate dallo stress».
Elena Meli
09 maggio 2010
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